© Lada Tremo
Quante volte abbiamo detto che una questione è finita “a tarallucci e vino”? Si tratta di un’espressione particolarmente efficace nel descrivere la calma che segue un litigio, quando per alleggerire l’atmosfera si ride e si scherza, cercando di dimenticare le tensioni.
Il detto trae le sue radici dalla cultura contadina, dove, per accogliere ospiti inaspettati, si offrivano taralli e un bicchiere di vino, simboli di ospitalità e convivialità. Questo momento rappresentava un’occasione di festa, amicizia e condivisione, privo di conflitti.
Tuttavia, nel tempo, soprattutto in ambito giornalistico, l’espressione ha acquisito anche una connotazione negativa. In riferimento a crisi o accordi politici, dire che una questione è finita “a tarallucci e vino” implica un compromesso poco trasparente o un insabbiamento.
Così, da simbolo di riconciliazione amichevole, il detto è diventato sinonimo di una gestione corrotta, che alimenta sfiducia.
Si presenta con una forma ovale e una buccia che può essere liscia o rugosa.
Nonostante la sua freschezza, si tratta di una mela a maturazione tardiva.
Questo frutto, noto scientificamente come Citrus maxima, ha origine nel Sud-Est asiatico.
Si racconta che questa varietà del frutto fosse apprezzata dall'imperatore Alessandro I di Russia.
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